La multimedialità: una "cultura nuova"


31/05/10 La mia mappa concettuale!

Il punto di partenza della mia mappa concettuale è il WEB 2.0, inteso come il contesto all’interno del quale si realizzano gli APPRENDIMENTI MULTIMEDIALI.

Il Web 2.0 nasce come evoluzione del Web 1.0, e le differenze tra i due possono essere riassunte sostanzialmente in due parole fondamentali: “pubblicazione” e “partecipazione”. Nel Web 1.0, infatti, le informazioni venivano pubblicate in maniera statica, non avveniva nessuna interazione. Al contrario, nel Web 2.0 si dà maggiore importanza all’usabilità e  al modo di condividere i contenuti.

Pertanto, ho deciso di collegare in maniera bidirezionale il Web 2.0 e gli apprendimenti multimediali, in quanto, questa nuova concezione del web, che pone l’accento sugli utenti e sulla loro interazione sociale, ha portato a modificare radicalmente anche la concezione di apprendimento: dalla semplice fruizione di informazione gli utenti sono diventati produttori di conoscenza.

Nel caso specifico degli apprendimenti multimediali facciamo riferimento alla PSICOLOGIA, all’interno della quale si sviluppano le TEORIE sui suddetti appendimenti.

Attraverso un doppio canale, ho collegato  le INTELLIGENZE MULTIPLE di Gardner sia alla psicologia che alla DIDATTICA MULTIMEDIALE: alla psicologia, in quanto, si tratta di un assunto teorico che rientra sempre nell’ambito psicologico di riferimento; alla didattica multimediale poiché l’idea di base del pensiero di Gardner è che ogni persona è dotata almeno di 7 intelligenze diverse, questo significa che ogni individuo apprende in modi differenti. Quindi, gli apprendimenti multimediali, attraverso la didattica multimediale, consentono ai soggetti di apprendere in maniera diversa utilizzando tecnologie differenti, adeguandole ai vari tipi di intelligenza.

Connesso al concetto di intelligenze multiple, vi è quello di DISABILITA’.  Il soggetto disabile, a causa della sua menomazione, è portato ad apprendere secondo modalità differenti. Pertanto ho creato un collegamento  anche con la didattica multimediale poichè, in relazione proprio a questo problema, si è venuto a sviluppare un nuovo modo di concepire la didattica, utilizzando tecnologie mirate a seconda dei soggetti con i quali si va ad operare.

Ho, poi, individuato alcuni strumenti tipici della didattica multimediale, ad esempio, PPT e i LEARNING OBJECT (ho messo solo questi non perché fossero gli unici ma perché sono quelli su cui ci siamo maggiormente concentrati durante il corso). Abbiamo visto come PPT, se utilizzato in maniera efficace, può essere un ottimo strumento di supporto e di integrazione alle lezioni tradizionali. Stessa cosa vale anche per i learning objects, i quali oltre ad essere un supporto sono anche degli strumenti di valutazione, in quanto prevedono la possibilità di creare test di autovalutazione.

Rientrano tra gli strumenti della didattica multimediale  i SOCIAL MEDIA i quali consistono nella condivisione di testi, immagini e video. Ne ho riportati, soprattutto, alcuni esempi:

  • YOU TUBE; che inizialmente era stato concepito come archivio per i propri filmati personali;
  • WIKIPEDIA; nata come enciclopedia on-line a cui tutti possono accedere e inserire informazioni (quindi non solo gli esperti);
  • BLOG; concepito inizialmente come diario on-line su cui inserire dati personali (da noi utilizzato come strumento per la nostra didattica multimediale da applicare ai nostri apprendimenti multimediali).

All’interno dei social media si distinguono anche i SOCIAL NETWORK, i quali presuppongono, invece, non solo una condivisione ma anche una comunicazione ed un’interazione tra i soggetti. Ad esempio, FACEBOOK, TWITTER e MYSPACE che possono essere considerati come dei “luoghi di incontro”, delle  “piazze” in cui gli utenti registrati interagiscono tra loro.

Tutte queste nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno profondamente modificato (come già detto all’inizio del mio discorso) il modo di concepire le informazioni e le modalità attraverso le quali queste vengono trasmesse. Non a caso si parla di CMC (comunicazione mediata dal computer). Tutti questi cambiamenti hanno portato al passaggio dalla società dell’informazione ad una SOCIETÀ della CONOSCENZA in cui assume un importanza rilevante la costruzione di nuova conoscenza  (ecco perché, dal mio punto di vista, la società della conoscenza risulta essere anche un’implicazione del Web 2.0).

Questa nuova società, però, ha determinato un forte divario, un DIGITAL DIVIDE tra chi nella società della conoscenza c’è nato, cioè coloro i quali sono nati e cresciuti con le nuove tecnologie, i cosiddetti NATIVI DIGITALI; e chi, invece, ci si è ritrovato nel mezzo e ha dovuto imparare ad utilizzare queste nuove tecnologie, ovvero gli IMMIGRATI DIGITALI (distinzione, questa, operata da Perckins).

Questo digital divide è fortemente condizionato da 3 fattori:

1)      coloro che hanno accesso alle risorse e chi non lo è;

2)      coloro che sono in grado di utilizzare le nuove tecnologie e chi non lo è;

3)      coloro che sono in grado di elaborare i contenuti informativi e chi non lo è.

Il problema dell’accesso all’informazione, comunque, dipende non solo dalla mancanza delle tecnologie, ma da differenze di carattere culturale, educativo e psicologico.

Infine, va riscontrato anche un effetto negativo del Web 2.0, ovvero le DIPENDENZE dalla RETE che consistono nell’uso compulsivo della rete.


10/03/2010 WEB 2.0: questo sconosciuto!

Nella lezione di oggi abbiamo affrontato il tema del WEB 2.0.

Siamo partiti, innanzitutto, con lo spiegare effettivamente cosa sia questo WEB 2.0 (di cui tanto sentiamo parlare), confrontandolo con il precedente WEB 1.0.

Nel WEB 1.0 le informazioni sono pubblicate in maniera statica, ovvero non c’è alun tipo di interazione da parte dell’utente. Il WEB 2.0 (termine coniato da Tim O ‘ Reilly durante la Conferenza del WEB 2.0), invece, permette una maggiore interazione da parte dell’utente con il web. Da qui la diffusione dei forum, chat, blog e dei tanto acclamati Facebook, MySpace, Twitter, ecc…

Volendo ricondurre questa distinzione a sole due parole potremmo dire che la parola chiave per il WEB 1.0 è PUBBLICAZIONE (il webmaster era il solo interlocutore con gli utenti), menter per il WEB 2.0 è PARTECIPAZIONE (il webmaster e gli utenti comunicano tra loro).

Il risvolto più innovativo e, secondo la sottoscritta, più interessante consiste nel modo del tutto nuovo di concepire l’apprendimento. Oggi, grazie all’avvento del WEB 2.0 è cambiata completamente la concezione di FORMAZIONE che non viene intesa più come una FORMAZIONE INDIVIDUALE, svolta in ambienti chiusi e strutturati; bensì oggi si parla di E-LEARNING, di FORMAZIONE ON-LINE.

L’avvento dell’E-LEARNING e del WEB 2.0 hanno rivoluzionato completamente i modelli, gli strumenti e le metodologie della didattica tradizionale.

Chi si accosta a questo nuovo tipo di formazione ha difronte nuove soluzioni di apprendimento più flessibili: il percorso didattico può essere scelto inmaniera autonoma (seza vincoli di spazio e di tempo). Ma soprattutto è il singolo che produce NUOVA CONOSCENZA, divenendo così CREATORE di CONTENUTI da CONDIVIDERE in RETE.

Quindi, questo modello di APPRENDIMENTO COLLABORATIVO (tipico della formazione in rete) permette al singolo di crescere attraverso il raggingimento di obiettivi comuni all’interno del gruppo. Quindi, da semplici fruitori si diventa produttori di informazioni, le quali a loro volta diventano sapere condiviso, indipendente dalla persona che lo produce.

Inoltre, il mondo del WEB 2.0 è caratterizzato da nuove applicazioni tecnologiche quali blog, podcast, vodcast, instant messaging. Strumenti relativamente semplici da utilizzare, anche per quegli utenti poco pratici, che permettono di facilitare la comunicazione del gruppo. I docenti e i tutor possono poi comunicare con i propri discenti in tempo reale, grazie ai forum e soprattutto alle chat. Questo non è altro che il sistema del SOCIAL NETWORK (RETE SOCIALE).

Se da un lato un adeguato uso delle tecnologie digitali consente di accelerare e ottimizzare la diffusione delle informazioni e della conoscenza, dall’altro non si può ignorare la questione del DIGITAL DIVIDE (divario digitale) tra:

  • IMMIGRATI DIGITALI (persona che è cresciuta prima delle tecnologie digitali e le ha adottate in un secondo tempo);
  • NATIVI DIGITALI (persona che è cresciuta con le tecnologie digitali).

Quindi, in conclusione, l’E-LEARNING rischia di ampliare il divario fra queste due categorie generando nuove forme di esclusione.